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A volte datare una foto navale rappresenta un grosso problema, spesso bisogna ricorrere ad elementi estranei al soggetto ritratto. Nella cartolina che allego qui di seguito, scaricata da un "gruppo" Facebook (Antica Messina Club), si vede un ferry boat che si avvia verso il porto, sullo sfondo si intravede una nave da guerra. Stabilire solo su questi elementi la data dello scatto sarebbe impossibile. Ci aiuta a stabilire la data alla metà del dicembre 1913 proprio la nave da guerra sullo sfondo: lo sfortunato incrociatore corazzato SAN GIORGIO che, la sera del 21 novembre, andò ad incagliarsi a Sant'Agata, poco a Nord di Messina; furono necessari 18 giorni per disincagliarlo e spostarlo in porto per i primi raddobbi. La data dello scatto può quindi essere stabilita tra il 10 dicembre 1913, data in cui la nave fu trasferita all'interno del porto per i primi raddobbi, e la settimana successiva, quando fu spostata a Taranto per la riparazione definitiva. Si tratta senz'altro dell'episodio che dico per la presenza del pontone gru che vedete accanto all'incrociatore, utilizzato anche per l'incaglio della stessa nave alla Gajola. Per ulteriori dettagli sui fatti accaduti in quei giorni, vi rimando al mio articolo dedicato all'incaglio del SAN GIORGIO, pubblicato sul nostro Bollettino n. 34 del 2020.
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Spesso chi cerca trova, a volte si trova senza cercare. Forse ricorderete che nell'ultimo Bollettino della nostra Associazione vi è un mio breve articolo sull'incaglio dell'incrociatore SAN GIORGIO a Messina. Si tratta del secondo incaglio dopo quello più famoso alla Gaiola. Per illustrare l'articolo avevo setacciato "ovunque" per trovare immagini della nave incagliata a Messina ed ero riuscito anche a trovare da un rigattiere due foto inedite; pensavo di aver esaurito l'iconografia relativa al fatto che raccontavo. Bene, mi sbagliavo, stamattina in un gruppo Facebook, Antica Messina, ho trovato un'altra foto dell'incaglio del SAN GIORGIO, foto fra l'altro di buona qualità. Deve essere stata scattata un po' prima di quelle inedite che ho pubblicato in quanto le torri di grosso calibro sono ancora, ma per poco, al loro posto Eccola:
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Prendo spunto dall'accenno di Stefano Ghezzo al piroscafo di vigilanza foranea San Giorgio, nella sua mail postata da Luiz http://www.aidmen.it/topic/652-relitto-di-un-rd-al-largo-di-punta-della-maestra/?p=4956 per riportare integralmente un articolo scritto da Enrico Cernuschi sul Notiziario della Marina, marzo 2016 http://www.marina.di...sangiorgio.aspx Per correttezza rendo noto che prima di approdare a questo lido lo avevo, pur sotto forma diversa, anticipato in altra sede. Le navi hanno un nome e un’anima. Spesso le tre cose (nave, nome e anima) coincidono. Un celebre caso è quello del San Giorgio, veterano di tutte le guerre italiane dall’epoca dell’entrata in servizio, nel 1910, alla difesa di Tobruch nel 1940-1941. Libri, articoli e documentari furono dedicati a quella nave, da allora fino a oggi. In teoria, quindi, si sa tutto sul San Giorgio. Manca però un tassello. Un piccolo dettaglio di appena 364 tonnellate di stazza. Il nome San Giorgio fu infatti portato, in quegli anni, anche da un piroscafetto della Società Anonima di Navigazione a vapore Istria varato nel 1914 e iscritto, dal 12 maggio 1940, nei ruoli del Naviglio Ausiliario dello Stato con la caratteristica F. 95. Ma con un nome e un patrono del genere non ci si poteva mica limitare ai pur dignitosissimi compiti del pilotaggio. E infatti, ecco che nell’aprile 1941, data la mancanza, o quasi, di navi da guerra italiane in Alto Adriatico al momento della guerra con la Jugoslavia, la nostra vedetta passa in prima linea col proprio cannone prodiero da 57/43 (era un pezzo del 1887, un’annata evidentemente ottima per i cannoni). Imbarcato, da buon vaporetto, un plotone da sbarco di marinai, il nostro andò a occupare, sparacchiando qua e là quando era necessario, più di un’isola in Dalmazia per due settimane di fila. Nel 1942 diventò poi un posamine, imbarcando una dozzina di armi per volta da posare, tra un pattugliamento e l’altro, nei canali dell’arcipelago. Mestiere pericoloso, certamente, ma non più di quello di tante altre navi e dei loro uomini di quei tempi o nel corso di ogni guerra. Questo almeno, fino alle ore 17.25 del 18 febbraio 1943. In quel momento, come registra il Diario di Supermarina, qualcuno nella Sala operativa (il progenitore dell’attuale CINCNAV, a Santa Rosa) credette di aver capito male. Il messaggio, trasmesso in chiaro, diceva “Avvistato e attaccato il nemico, nave San Giorgio combatte”. Il vecchio incrociatore era affondato più di due anni prima. Seguì, pochi minuti dopo, un altro marconigramma, trasmesso precedentemente in codice e appena decifrato: “45° 02N 13° 35 E (a sud di Capo Promontore, in Istria, n.d.a.) attaccato da Smg. con lancio di un siluro che passa sotto lo scafo senza esplodere. Lancio bombe di profondità”. Le bombe disponibili erano solo 4, ma la reazione della nave italiana lanciata a tutta velocità (in verità, 10 nodi) risalendo la scia del siluro era stata rapida e precisa. Avvistato il pur sottile periscopio d’attacco, il San Giorgio tirò contro quel bersaglio 3 colpi col pezzo di prora. Poco dopo il battello avversario, l’inglese Thunderbolt, emerse. Nel rapporto di missione del comandante britannico si afferma di aver lanciato, da meno di 500 metri, contro una corvetta. Come promozione su campo non c’era male per quel piroscafetto. Le notizie inglesi affermano poi che il sommergibile, sottoposto alla caccia antisom avversaria, emerse per “attaccare” la nave italiana. Peccato che la distanza iniziale tra le due navi fosse di 5.500 yard per poi salire, nel corso di un quarto d’ora, a oltre 8.000 tra il battello che filava a 17 nodi e il vaporetto che lo incalzava a, sì e no, 11 producendo un gran fumo nero con la propria vecchia macchina a triplice espansione alimentata a carbone e i fochisti che spalavano e sudavano come dannati. Le proporzioni tra il battello inglese, da 1.326 tonnellate e lungo 84 metri fuori tutto, e i 38 metri del San Giorgio erano le stesse della lancia del comandante Achab contro Moby Dick. Il duello tra il cannone da 102 mm inglese, il quale tirò 66 granate in risposta al fuoco del 57 italiano (32 proietti sparati in quella fase) non produsse danni reciproci, come rilevò subito, e onestamente, il rapporto di missione italiano. I britannici scrissero, invece, di aver messo a segno diversi colpi sul bersaglio, probabilmente ingannati dalla densa nuvola di fumo che usciva dal fumaiolo della nave. Alla fine, riparate le avarie minori riportate quando era in immersione, il Thunderbolt, visto che la luce stava calando (due to the failing light) ed essendo ormai in una zona di fondali sufficienti, pensò bene di immergersi e allontanarsi. Probabilmente lo spirito di San Giorgio, patrono di Genova, non volle infierire. Il Thunderbolt fu poi affondato, il 12 marzo 1943, davanti a Capo San Vito, in Sicilia, dalla corvetta italiana Cicogna. Il San Giorgio continuò la propria guerra in Adriatico. Naufragò, nel corso di una violenta mareggiata, il 12 febbraio 1944 alle foci del Po. Recuperato dopo la fine del conflitto riprese a navigare sotto le consuete vesti civili di onesta nave da carico misto dal passato insospettabile. Il santo, come sempre marinaio in pectore, passò poi la mano a un bel caccia conduttore entrato in servizio nel 1955 e, nel 1987, all’attuale nave d’assalto anfibio. C’è poco da fare: il motto Arremba San Zorzo è una questione di anima, di nave e di santo guerriero, tutti insieme in ogni tempo e in ogni età, senza questioni di taglia. Per quanto l'articolo sia piacevole alla lettura, la versione di E. Cernuschi non è del tutto corretta: Il Thunderbolt fu poi affondato, il 12 marzo 1943, davanti a Capo San Vito, in Sicilia, dalla corvetta italiana Cicogna. Il San Giorgio continuò la propria guerra in Adriatico. Naufragò, nel corso di una violenta mareggiata, il 12 febbraio 1944 alle foci del Po. Recuperato dopo la fine del conflitto riprese a navigare sotto le consuete vesti civili di onesta nave da carico misto dal passato insospettabile... Non è proprio così: il San Giorgio non venne mai recuperato né rimosso ed è mia opinione che si trovi tutt'ora interrato sotto le sabbie e i limi che, nel corso del tempo, hanno mutato profondamente la morfologia dell'area del delta. L'equivoco deriva molto probabilmente da quanto riportato su “Navi Mercantili Perdute” edito dall' USMM, errore peraltro da me segnalato al CV Gian Paolo Pagano, compilatore dell'ultima edizione del 1997: San Giorgio: piroscafo misto - 364 tsl - Costruito nel 1914. Appartenente alla Soc. An. di Navigazione a Vapore Istria con sede a Trieste. Iscritto al Compartimento Marittimo di Trieste, matricola n°159. Requisito dalla Regia Marina dal 12 maggio 1940 (a Trieste) all'8 settembre 1943. Per lo stesso periodo, con la sigla F 95, iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato. Affondato per incaglio durante una violenta mareggiata (bora), il 12 febbraio 1944, alle foci del Po (Po della Pila). Successivamente recuperato Parimenti, nel volume "Dall'Adriatico destinazione Oriente e Americhe", F. Ogliari e L. Radogna, molto precisi nelle vicende dell'armamento adriatico, in collaborazione con il dr. Fulvio Babudieri, noto storico della navigazione triestina, non ne citano Il recupero, peraltro confermato per altre unità appartenenti al naviglio minore. Sono al corrente delle vicende del San Giorgio essendomi a suo tempo ben documentato; in passato; intervistai inoltre un anziano ex fanalista del Faro di Pila, testimone oculare dei fatti, che confermò la presenza del relitto in loco nell'immediato dopoguerra quando era ancora affiorante la prua e ben visibile il cannone. Non ho reperito notizie circa presunte operazioni di recupero o rimozione. Fa testo oltre alla relazione del maggiore G.N. Lendaro, Capo Ufficio Recuperi della Regia Marina del 28.2.1946 http://www.aidmen.it/topic/652-relitto-di-un-rd-al-largo-di-punta-della-maestra/?p=4907 il quadro riassuntivo di Compamare VE dei relitti affondati nella giurisdizione di Venezia - non ancora recuperati - nel maggio 1953, foglio n°3, da cui risulta che, in quell'anno, lo scafo del San Giorgio, in posizione di mg. 0,8 x 96° dal (entrata del) canale di Punta Maestra, era seminsabbiato in un fondale di tre metri e segnalato da un'asta in ferro sormontata da catarifrangente bianco e miraglio, alta 4 metri. Il relitto, inoltre, costituendo pericolo per la navigazione, era ancora segnalato nelle carte nautiche degli anni '60. Recentemente, ho effettuato sopralluoghi sul posto constatando dal confronto delle foto satellitari degli ultimi decenni le notevoli variazioni del profilo dei lidi. La posizione rilevata data dai portolani e dagli avvisi ai naviganti, di un miglio a Levante dal faro di Pila, si trova ora in prossimità della spiaggia. Ma non è tutto ! Non mi risulta che il “piroscafetto” San Giorgio II, nel 1943, fosse armato con un cannoncino da 57/43, peraltro mai impiegato nel corso del 2° conflitto mondiale. Ritengo, invece, che il pezzo di prora sia un 76/40 Mod.1916 R.M.su affusto a piattaforma, vista la presenza dei cilindri ammortizzatori. Arma imbarcata dalla R.Marina come pezzo a.n. ed a.a. sulla maggior parte delle unità leggere, naviglio sottile, R.D. e dragamine fino alla 2^ guerra mondiale. Significativa la foto dell'unità da poco incagliata alla foce del Po di Maestra, allora in servizio come G 107 nella 1. Geleitflottille (flottiglia navi scorta) appartenente alla 11. Sicherungsflottille di base a Trieste, foto nella quale sono visibili i cilindri ammortizzatori. Il pezzo non venne sostituito dalla Kriegsmarine all'epoca della cattura; ne fa fede la foto di Aldo Fraccaroli, scattata a Venezia il 13 settembre 1940; venne solamente aggiunta, non so in quale occasione, la piazzola protettiva con scudatura semicircolare. Purtroppo il Gröner nel suo "Die deutschen Kriegsschiffe 1815-1945" nei vol. 3 e vol. 8/2, non fa menzione del tipo e calibro dell'arma principale in dotazione all'unità e non mi è nota la documentazione tecnica di parte italiana. La vedetta foranea F 95 San Giorgio, affondata presso il delta del Po il 12 febbraio 1944 Venezia, 13 settembre 1940. Foto Aldo Fraccaroli continua ...
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Il 6 maggio scorso, insieme al resto della forza anfibia della MMI, la nave da sbarco SAN GIORGIO e transitata dallo Stretto di Messina. ... segue.
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