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  1. Le navi non sono soli oggetti per esteti o meno…. Non sono solo quei begli oggetti, …. oggetti che fanno battere il cuore nelle visite e nelle cerimonie, tra fanfare e bandiere. Parlare di storia navale comporta non solo parlare di scontri e di uomini, citare le navi e supponerne pregi e difetti, significa approfondire i perché e come dei componenti dello strumento navale … Componenti che comprendono le navi e la loro affidabilità, aderenza ai requisiti, mantenimento delle capacità (..e -perché no?- identificazione degli equipaggi in quella che è casa, famiglia e qualche volta tomba ... perché ciascuna nave ha un’ anima, un proprio clima, un proprio mito, che l’ accompagnerà sempre, anche nella percezione e superstizione della gente di mare ..) Invito al riguardo a non leggere alcun testo navale, ma solo a meditare poche pagine di un romanzo, “Quelli della San Pablo”, nella descrizione dell’ imbarco del marinaio ribelle, relegato, non destinato, su una stazionaria dimenticata in un angolo della Cina .. La maggior parte delle unità militari non è arrivata né arriva mai ad uno scontro, al combattimento, e per quelle poche che ci sono arrivate il combattimento rappresenta un’infima porzione della loro vita operativa. E’ quella che va conosciuta e valutata. Una volta si diceva che la vita media delle navi era di 25 anni, oggi è ampiamente superata, ma anche considerando i minimi di vita, quanto incide il momento dell’azione sull’ intera vita della nave e sul giudizio che si deve dare di essa? Anche una nave pessima può dare, casualmente, il meglio e portare dei risultati nell’ effimero dello scontro, ma questo non farà di essa una buona unità, né sarà ricordata dal suo equipaggio come “la nave”. Ricordo che in occasione di uno dei miei imbarchi trovai una scritta, su una paratia: “ la macchina è il cuore, la coperta il cervello ... pazzi si vive, ... senza cuore si muore ...” probabilmente lo sfogo esasperato di qualche fuochista vessato e fustigato dal secondo di turno .. Gli scontri tra “coperta” e “macchina” facevano da sfondo alla vita di bordo, e per fortuna oggi, con i nuovi ruoli e l’integrazione dei servizi, sembrano sopirsi, ma tali scontri hanno permeato la vita e la storia spicciola delle Marine (poco descritta e meno tramandata), al punto di influenzare anche i navalisti, più portati al cosa è successo e come, più che ai perché delle navi. L’ evoluzione della costruzione navale, e molto di più degli apparati motori, è stata vertiginosa, con poche evoluzioni nel caso delle motrici ma piuttosto con cambi repentini, molto più sostanziali che gli stessi armamenti, eppure si continua a parlare solo di quando tuonavano i grossi calibri .. Questo ha fatto si che anche a pochi decenni di distanza si siano persi non solo le conoscenze, ma gli stessi rudimenti di tecnologie anche molto sofisticate nel loro momento. L’ epoca del vapore è durata all’ incirca un secolo, ma in questo secolo e sulle motrici a vapore ci sono state almeno tre rivoluzioni, tre radicali cambiamenti che hanno fatto sparire totalmente e rapidamente i sistemi precedenti. Già è difficile capire la (più vicina e “semplice”) situazione degli apparati della 2^ GM, ed addirittura quelli dell’immediato dopoguerra, e pertanto parlare di apparati motori della 1^ GM è parlare di archeologia industriale, neppure navale. Ancor più archeologico è parlare di combustione a carbone, che comportava non solo riti, ma comportava una sofisticata logistica (e basi) che era parte fondamentale dello strumento navale, che condizionava ed orientava le costruzioni navali, che comportava una organizzazione della vita di bordo (e la stessa condotta delle operazioni) estremamente diversa da quella che oggi si possa normalmente immaginare, anche con esperienze (recenti) di servizio a bordo. L’ era del carbone è stato effimera all’ esasperazione, al punto di non avere mai avuto momenti/sistemi consolidati, nell’ arco di un sistema propulsivo (il vapore) già effimero. La storia navale della 1^ GM deve prendere atto di questo contesto, fatto anche di navi imperfette e navi superate già al momento della loro costruzione. E’ molto difficile approfondire, od addirittura riscrivere, la storia di uno scontro, senza una buona conoscenza tecnica delle navi che l’hanno combattuto, e è particolarmente arduo, e rischioso, parlare di storia navale in merito alla 1^ Guerra Mondiale, laddove gli aspetti tecnico/navali sono stati particolarmente critici per la concomitanza di vari fattori concomitanti e convergenti di questa archeologia navale, con limitanti non sempre correttamente valutabili delle unità impiegate, sicuramente diverse da quelle risultanti dalle odierne conoscenze. In rete non c’ è molto, i testi tecnici dell’ epoca erano pochi, e ancor oggi la ricerca va fatta comparando le diverse edizioni, per paese, e le successive edizioni dei manuali costruttivi e delle eventuali monografie ed istruzioni operative. Come sondaggio sull’ eventuale interesse dei colleghi sul tema e sugli approfondimenti, allego uno stralcio di un’ opera principe, fondamentale “IL” Bauer, qui nell’ edizione italiana del 1924 (1922 in Germania) che incorporava, rispetto all’ edizione originale del 1909, le esperienze di guerra. La prefazione è interessante, anche come introduzione alle tematiche degli apparati motori (ed i riferimenti alle scuole di pensiero ed alle competenze dell’ epoca e la collocazione dell’ industria italiana). Le foto ed i richiami, con le definizioni corrette delle macchine più in uso, quelle alternative, e qualche disegno, per capirne la struttura, che non comportava né riduttori né ingranaggi, dato che all’ epoca mancava una diffusa capacità al riguardo, e le poche realizzazioni con riduttori erano estremamente costose . Macchina alternativa ingles Ct Thorniycroft - b.pdfMacchina a triplice espansione di un incrociatore.pdfMacchina alternativa ingles Ct Thorniycroft - a.pdfBAUER - BERNINI - Macchine Marine - stralcio Motrici.pdf
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