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Ritirata dal Mediterraneo


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In queste ore quel che restava della squadra russa nel Mediterraneo sta uscendo dallo Stretto di Gibilterra, la presenza russa si riduce al minimo storico, la tradizionale corsa verso i "mari caldi" subisce un ennesimo fermo.

Riassumiamo velocemente gli avvenimenti.

Nei controversi giorni delle "primavere arabe" il regime siriano degli Assad si era trovato in crisi, quasi sul punto di essere rovesciato. Il massiccio intervento russo e degli alleati Hezbollah aveva rovesciato le sorti della guerra e gli insorti erano stati ridotti ai minimi termini. Il regime di Assad non era però riuscito a consolidarsi e, in un momento di grave debolezza russa, gli insorti sono riusciti a prendere il sopravvento. Come in Afghanistan, così in Siria, i regimi imposti dall'esterno non sono riusciti a resistere ai nemici interni: i Russi erano "distratti" dalle guerra in Ucraina, Hezbollah duramente provato dagli scontri con Israele. In pochissimo tempo, mentre il regime assadista si scioglieva, i ribelli prendevano il potere.

C'era l'incognita delle basi russe, soprattutto Tartus, basi indispensabili per assicurare una presenza aeronavale russa nel Mediterraneo. Dopo lunghe trattative, un tira e molla impressionante, il nuovo Governo siriano ha permesso alle navi trasporto russe di approdare a Tartus e prelevare i materiali, gli equipaggiamenti, colà depositati. Le navi da guerra russe (due fregate) erano state invece costrette a restare al largo, mentre altri materiali erano trasferiti via aerea in Russia e in Africa.

Completato il carico, la piccola squadra russa abbandonava Tartus, disegnando per il Cremlino una grave sconfitta strategica. La squadra in ritirata è composta da due fregate (Admiral Grigorovich e Admiral Golovko), due navi da sbarco utilizzate come navi trasporto (Ivan Gren, Alexander Otrakovsky), due RoRo cargo da trasporto (Sparta, Sparta II), due tanker (General Skobelev, Vyazma).

A quel punto fioccavano i commenti sulla destinazione finale delle navi russe, si pensava ad un arrivo in Libia, in qualche (precario) approdo controllato dal generale Haftar, poi ad un porto algerino. Niente di tutto questo si è verificato, le navi hanno proseguito, controllate dalle forze aeronavali della NATO, verso Gibilterra e l'Oceano Atlantico. 

Presso questo link potrete seguire la posizione attuale delle navi e meglio ricapitolare l'Odissea dei Russi.

https://www.itamilradar.com/2025/02/07/at-sea-refueling-for-russian-ships/

https://www.itamilradar.com/2025/02/05/monitoring-the-russian-flottilla/

https://www.itamilradar.com/2025/01/31/russia-withdraws-from-syria-naval-fleet-leaves-eastern-mediterranean/

In ogni caso Sparta e Sparta II, comuni mercantili, navigano con il trasponder regolarmente acceso, quindi è possibile seguirli su Marine Trafic o siti simili.

 

P.S.: ad un certo punto la situazione mi ha fatto tornare in mente le peregrinazioni della "Flotta di Wrangel".

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I mercantili hanno oltrepassato la Manica. Presumo vadano verso la penisola di Kola o, meno probabile, il Baltico.

Intanto il KILO ha oltrepassato Algeri, quindi si potrebbe pensare alla Libia oppure ad uno stazionamento nel Mediterraneo, ma il rifornimento in mare di un sottomarino è sempre difficoltoso.

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Non ho idea di dove sarebbe giusto parlarne, ma credo che l'episodio possa rientrare nell'argomento "Ritirata dal Mediterraneo". Se sbaglio, "CORRIGETEMI"!!!

Mistero a Savona. Falla nella petroliera Seajewel della flotta ombra russa

Il caso della petroliera Seajewel, che farebbe parte della “flotta ombra” che dalla Russia rifornisce di petrolio l’Europa, arriva in Parlamento. Ettore Rosato, vicesegretario di Azione e segretario del Copasir, ha annunciato un’interrogazione. Nelle ultime ore hanno perso peso le ipotesi di un guasto o di un incidente a bordo: la falla aperta sulla parte immersa dello scafo ha le lamiere ritorte in dentro rispetto allo scafo, confermando che l’agente deflagrante è stato posto all’esterno. Un’esplosione è confermata anche dalla moria di pesci vicino allo scafo.

L’incidente

Una falla di quasi un metro nello scafo, due esplosioni sospette e il timore di un sabotaggio: il caso della petroliera Seajewel, attraccata al largo di Savona nel campo boe Sarpom, ha fatto scattare l’allerta nel Mar Ligure. La procura di Savona ha aperto un’inchiesta per chiarire la dinamica dell’evento, senza escludere alcuna ipotesi, compresa quella di un atto doloso. L’incidente è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, mentre erano in corso le operazioni di debunkeraggio. Alcuni testimoni hanno riferito di aver udito due esplosioni, e l’ispezione successiva ha rivelato che la falla si trova nella parte immersa della nave. Un dettaglio significativo è rappresentato dalla direzione della piega delle lamiere, rivolte verso l’interno, il che suggerisce che la causa della lacerazione sia stata esterna. Tuttavia, la camera di sicurezza della petroliera ha retto, evitando sversamenti di petrolio in mare.

La nave

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La Seajewel, un colosso di 245 metri proveniente dall’Algeria, è già finita al centro di inchieste giornalistiche per il suo presunto coinvolgimento nelle cosiddette “flotte ombra” della Russia, petroliere fantasma che aggirano le sanzioni europee sul greggio di Mosca. Questa circostanza ha alimentato sospetti di un possibile attacco mirato, ipotesi che, se confermata, potrebbe avere implicazioni geopolitiche rilevanti.

La nota della Capitaneria

Nonostante la Capitaneria di Porto abbia diramato una nota per ridimensionare i timori – parlando di “anomalie” nelle operazioni di scarico e sottolineando l’assenza di sversamenti o danni a persone – gli investigatori non escludono alcuna pista. È stato infatti informato il distretto antimafia e antiterrorismo di Genova, e i sommozzatori del Comsubin sono stati preallertati per ulteriori rilievi. Se l’ipotesi dell’ordigno esplosivo dovesse trovare conferma, si tratterebbe di un dispositivo idrorepellente di esclusivo uso militare, il che complicherebbe ulteriormente il quadro delle indagini.

I prossimi sviluppi

Nelle prossime ore sono attesi ulteriori accertamenti tecnici a bordo della Seajewel per stabilire l’origine della falla e verificare la sicurezza della nave. Nel frattempo, il governo è stato informato e le misure di controllo nel Mar Ligure sono state rafforzate per prevenire ulteriori incidenti o azioni ostili.

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Sempre a proposito della flotta fantasma russa, ecco un aggiornamento.

Una nave della “flotta fantasma” russa, nota per aver trasportato munizioni caricate nei porti della Corea del Nord e scaricate poi negli attracchi del “Far East” russo, sta attraversando in questo momento il canale di Suez, in un percorso totalmente diverso dal solito. Un report pubblicato dall’Open Source Center, ong con base a Londra che si occupa di analisi di immagini satellitari, ricostruisce il lungo e inusuale percorso della “Maia-1”, percorso che espone il vascello al rischio (potenziale) di un enforcement delle sanzioni occidentali comminate contro la flotta fantasma russa.

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Per la “Maia-1” il viaggio attualmente in corso è iniziato il 5 gennaio del 2025, quando il vascello è salpato dal porto di Vladivostok per approdare sei giorni dopo, l’11 gennaio 2025, al terminal “Daxin” del porto cinese di Zhangjiagang. Gli analisti dell’Osc fanno notare che questa infrastruttura portuale è legata a doppio filo, secondo quando affermato dalla stessa compagnia responsabile sul proprio sito web, alla Belt and Road Initiative; inoltre, proprio da questo porto è transitato un modulo per l’estrazione del Liquified Natural Gas (Lng) prodotto dall’azienda cinese Wison New Energies, modulo acquistato nel settembre dell’anno scorso dalla compagnia russa Novatek per il suo progetto (colpito dalle sanzioni occidentali) “Artic Lng 2”.

La nave della flotta fantasma di Mosca si è fermata per alcuni giorni presso il porto cinese, dove ha anche caricato a bordo oggetti non meglio identificati, prima di ripartire in direzione del porto vietnamita di Vung Tau, dove è attraccata senza alcun problema il 23 gennaio 2025, nonostante le sanzioni pendenti sulla nave, salpando di nuovo il 24 gennaio facendo rotta verso il Mar Rosso. Il 17 febbraio la “Maia-1” ha avviato la procedura di transito attraverso il canale di Suez, procedura che dovrebbe concludersi entro questa sera, al netto di interventi da parte delle autorità egiziane.

Dopo aver attraversato Suez, il cargo navigherà attraverso il Mediterraneo, la Manica, il Mare del Nord e il Baltico, con la destinazione finale prevista presso il porto di Ust-Luga, nei pressi di San Pietroburgo, dove è in corso il progetto di costruzione di un altro impianto di Lng. Ma il transito nelle acque di Paesi-membri della Nato potrebbe portare all’emergere di ostacoli per la “Maia-1”.

La nave è una delle oltre venti unità di proprietà di Mg-Flot, una società che è stata sottoposta a sanzioni da parte di Regno Unito, Unione europea e Stati Uniti. L’Ue, nel suo elenco di sanzioni, ha dichiarato che la nave fa parte di “una rete di trasporto militare di navi da carico russe”.

Altre tre navi della Mg-Flot, denominate “Port Olya 3”, “Port Olya 4” e “Rasul Gazmatov”, sono sospettate di aver trasportato munizionamento di vario tipo (dai proiettili di artiglieria fino ai missili balistici) dall’Iran alla Russia nei mesi successivi al febbraio del 2022.

La “Maia-1” si è invece concentrata sul trasporto di munizioni dalla Corea del Nord alla Russia, compiendo almeno nove viaggi a partire dall’ottobre del 2023, durante i quali ha spostato circa duemila container di munizioni dal porto nordcoreano di Rajin a quello russo di Vostochny. Lo stesso porto impiegato da altre navi, registrate presso una compagnia russa ma battenti bandiera nordcoreana, per trasportare petrolio dalla Federazione Russa alla Corea del Nord in violazione delle sanzioni internazionali imposte dalle Nazioni Unite.

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